Fotografie di Stefano Capuani.
Questa escursione è suggerita per chi ama il trekking nella natura.
https://goo.gl/maps/qRoa7WjsMAgqYi48A
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Capanne a tholos
Quello delle capanne e dei complessi pastorali in pietra a secco in Abruzzo è uno straordinario universo di architettura spontanea sconosciuto ai più, legato alla vita dell’uomo sulla montagna e alla pastorizia.
Dai “maceri”, cumuli di massi generati dall’azione millenaria, meticolosa e quasi ossessiva di spietramento dei campi da parte delle comunità locali, nacquero, per mano di operosi contadini e pastori transumanti, muri a secco per recingere minuscole proprietà ed arcaiche architetture a tholos, a volte chiaramente ispirate alle note costruzioni pugliesi.
Le pietre venivano utilizzate anche per racchiudere e proteggere, con rispetto quasi religioso, le preziose acque sorgive. Così, da ostacolo, la pietra divenne compagna, strumento, riparo, espressione di civiltà.
La media montagna abruzzese è disseminata di queste strutture. Sulla sola Maiella è concentrato il maggior numero di capanne di pietra, con densità maggiore nei comuni di Abbateggio (Valle Giumentina, con uno dei più grandi tholos di tutta la Maiella) Roccamorice (Valle Onofrio, Fosso Capanna e Colle della Civita) e Lettomanoppello.
Altre località in cui è possibile facilmente rinvenire costruzioni di questa tipologia sono Decontra a Caramanico, La Valletta – Passolanciano tra Pretoro e Pennapiedimonte, Colle Malvarano e Passo S. Leonardo a Pacentro, Monte Manicola e Colle del Vescovo a L’Aquila, Montagna dei Fiori tra Civitella del Tronto e Valle Castellana.
Fonte: http://filmcommission.regione.abruzzo.it/capanne-e-complessi-pastorali-pietra-secco-tholos
La Valle Giumentina
Un luogo meraviglioso e dalla storia plurimillenaria, frequentato dall’uomo già dal Paleolitico, in cui il sentiero si fa spazio tra ampi prati puntinati di fioriture variopinte, coronati dalla Majella e dal selvaggio Morrone, e da dove è possibile scorgere anche l’azzurro profondo del mare. Arrivati poi sul ciglio del vallone di San Bartolomeo, ci si addentra in un canyon che sembra appartenere ad un altro continente, ma lo sguardo è rapito dall’eremo, armonicamente incastonato in uno sgrottamento, quasi impercettibile allo sguardo. Una volta all’eremo di San Bartolomeo, l’esperienza è unica: è possibile ancora percepire, quasi otto secoli dopo, l’atmosfera e il carico di spiritualità vissuti da Pietro da Morrone.
Fonte: https://www.parcomajella.it/l-eremo-di-san-bartolomeo-da-valle-giumentina-9.htm
L’Eremo di San Bartolomeo in Legio (o Lejo)
Incastonato all’interno della verticale parete del vallone omonimo, San Bartolomeo, costruito interamente in pietra addossato ad una cavità naturale sospesa al di sopra del torrente, è famoso per il legame con Pietro da Morrone, meglio conosciuto come Papa Celestino V.
Colui che impropriamente viene definito il “Papa del Gran Rifiuto” frequentò infatti questo romitorio dalla metà del XIII e all’interno dell’eremo sono ancora visibili, la Scala Santa e la celletta eremitica dove il Santo Papa Eremita dimorò.
Fonte: https://www.majambiente.it/consigli-di-viaggio/eremo-di-san-bartolomeo/
Foto di Stefano Capuani.
Molti sono i riti, religiosi e non, le tradizioni e le leggende legate a questo suggestivo luogo di culto, raggiungibile attraverso sentieri escursionistici che partono dai due versanti della Valle rispettivamente dalle località di Decontra di Caramanico Terme e Macchie di Coco nel comune di Roccamorice (PE).