Pineto. Mare, cielo, pini. Così recitava una cartolina postale degli anni ’80.
L’identità di questa cittadina costiera è connaturata in due dei suoi più caratteristici elementi naturali: il mare e la pineta.
“Pineto” è appunto un fitonimo, derivante dalla presenza della pineta, la cui visionaria piantumazione fu realizzata proprio per conferire alla nascente realtà cittadina una dimensione ad alta valenza naturalistica.
La pineta
Fu Luigi Corrado Filiani, possidente colto e lungimirante, ecologo ante litteram, ad avviare, ai primi del ‘900, il progetto che avrebbe segnato la storia e il contesto urbanistico della futura Pineto: la realizzazione di una pineta litoranea, che riproponesse la situazione dell’antica selva litoranea scomparsa a causa del forte utilizzo del legname attuato nei secoli precedenti.
L’opera si avviò nel 1923 e, dopo un difficile lavoro di bonifica dell’area consistente nel livellamento e trasporto di terra su una vasta zona litoranea occupata principalmente da vegetazione di tipo mediterraneo, vennero piantati più di 2.000 alberi tutti di Pino da pinoli (Pinus pinea), alti da 4 a 6 metri e con una sistemazione di protezione e irrigidimento “a castello”, per resistere ai forti venti ed all’aereosol marino. Successivamente, furono realizzati, ad opera del Corpo Forestale dello Stato, due diversi impianti: il primo a Pino d’Alleppo (Pinus halepensis) e il secondo, più recente, anch’esso con Pino da pinoli.
Fonte: https://www.torredelcerrano.it/la-pineta/la-pineta.html
Fotografie di Silvia Pallini e Stefano Capuani.
La Torre
La Torre Cerrano è una delle antiche torri costiere del Regno di Napoli, si trova sulla costa dell’Adriatico, in provincia di Teramo, tra Silvi e Pineto. E’ uno pochi esempi rimasti integri della fitta rete di fortificazioni costiere del Regno di Napoli, che avevano la funzione di respingere i frequenti attacchi di turchi e saraceni provenienti dal mare. Torre Cerrano, la cui costruzione risale al 1568, deve il suo nome all’omonimo torrente, che scende dai colli di Atri e la cui foce è situata 500 metri a sud della torre, nel comune di Silvi. Le parti alte e laterali della Torre sono un’aggiunta più recente, realizzate nel secolo scorso dalle famiglie che la utilizzarono prima che la torre diventasse patrimonio della Provincia di Teramo nel 1981. Secondo gli storici Strabone e Sorricchio i resti archeologici antistanti alla torre sarebbero quelli del porto dell’antica colonia romana di Hatria, l’odierna Atri, meta di scalo di navi cariche di cereali provenienti dalla Puglia e dalla Sicilia e luogo di carico per i vini locali diretti in Grecia e verso Aquileia nel nord del mare Hatriaticum.
Oggi la Torre, affidata in comodato al Consorzio di Gestione dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano e all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise, ospita il Centro Internazionale di Formazione Veterinaria oltre alla Biblioteca e al Museo del Mare in allestimento con l’Info-point dell’Area Marina Protetta.
L’antico porto sommerso
Proprio di fronte alla Torre, immerso fra le acque, si trova quello che da più di un ricercatore viene indicato come l’antico porto della città di Hadria, probabilmente di epoca romana.
L’esistenza a Cerrano del porto di Atri dall’antico Medioevo, viene menzionata per la prima volta in uno scritto del Sorricchio (“Il comune atriano del XIII e XIV secolo”, Atri 1983, doc. XIII, pagine 233-234), il quale ipotizzava che il culmine dell’attività di un porto in zona era intorno al VII secolo avanti Cristo. Anche il geografo augusteo Strabone, nei suoi scritti cita l’esistenza, in età romana, di un porto connesso con Atri presso la foce del fiume Matrinus (per alcuni possibile nome antico del torrente Cerrano).
Fonte testi: Fonte: www.torredelcerrano.it